Ciao piccolo, sono papà.
Ti chiamo piccolo, perchè eri piccolo quando ti ho lasciato, senza un saluto o almeno un’ultima carezza. Che vile modo di andarmene! Cosa significa per un bambino di 12 anni , vedere uscire il padre dalla propria vita senza riceve un piccolo tributo da ricordare? E cosa ricordi ancora di me? Torno qualche volta nei tuoi sogni? Ti ricordi qualche volta il mio nome?
Ti ricordi, la domenica mattina quanto tu e la tua cuginetta, quatti quatti venivate in camera ed io fingevo di dormire. Ti ricordi che la mamma si lagnava che sparivano tutte le cinture degli accappatoi. Voi le usavate per legarmi come un salame, con i vostri nodi ridicoli e impossibili e alla fine a cavalcioni su di me gridavate “Mamma… Zia l’abbiamo imprigionato…” che battaglie infinite, ti ricordi Irene che diceva, con un sospiro di voluttà “Quanto sei fortunato che puoi picchiare il tuo papà…..” Le grida che eccheggiavano per casa: “Mamma salvami….” “Zia mi ha imprigionata…” “Aiutatemi a liberarmi…” e mamma accorreva incavolata: “Basta, non sopporto sentir gridare, le battaglie, se volete, le fate fuori, lontano da me…” Aveva ragione perchè per lei era troppo sentire dei “cuccioli” in pericolo e finiva col salvare sempre e solo voi.
Ti ricordi, quando con gli zii si organizzavano le partite di calcio improvvisate, tutti a correre e ad inseguire la palla, a ridere come matti, perchè più che sport era confusione, una corsa a chi rubava la palla all’altro e tu trottolino ci venivi in mezzo alle gambe e noi attenti a non schiacciarti.
Perchè anch’io ho pochi ricordi con te?
Lo so, sono stato io a pensare che il mio tempo era infinito. Ho rinviato a dopo il mio lavoro e la mia gioia di padre. Ho preferito demandare alla mamma tutto ciò che serviva per farti crescere e diventare finalmente quel figlio con il quale era facile parlare, quando la strada ormai era in discesa; ti avrei portato allo stadio, ti avrei fatto vedere che cos’è un uomo, avresti potuto apprezzare il mio lavoro, avresti realizzato i miei sogni inespressi, i miei desideri per la tua vita. Che cretinate, oggi lo so. Ho perduto il tuo tempo migliore, l’unico tempo che ci era stato dato, l’ho sprecato credendo che sarebbe venuto anche il mio momento ed invece…..
Sono stato geloso di te, perchè credevo che tu mi avresti rubato l’amore di mamma. Io vedevo sai che tra voi bastava uno sguardo, un piccolo sorriso, che la sicurezza te la dava lei. Il vostro rapporto era esclusivo e credevo che mi avesse escluso, ma non era così, mamma sopperiva alle mie involontarie mancanze e tu non vedevi che lei. Come avrei voluto che tu fossi corso da me a chiedere conforto quando ne avevi bisogno e se così non era perchè non ho mai pensato che quando tu ne avevi bisogno io non c’ero mai?
Questi sono i miei rimpianti: non averti detto mai che ti volevo bene, non perchè ritrovavo in te qualcosa di me, ma perchè eri il figlio meraviglioso che sei, con i tuoi difetti e le tue tante virtù. Anche per merito mio, ma anche molto di tua madre e sopratutto tanto di te stesso.
Lo so questa non è la sola lettera impossibile che dovrei scrivere, una la dovrei a tuo fratello maggiore che apparteneva all’altra famiglia e che ho lasciato anche lui, sebbene in un momento totalmente diverso della sua vita, quando era già un uomo, con una propria famiglia. Una la dovrei a tua madre per lenire un pò il tradimento che le ho fatto lasciandola sola. Ma lei è una donna forte e capirà.
In ogni caso a te devo molto di più. Perchè tu di me hai avuto così poco, proprio tu che avresti dovuto essere il figlio desiderato, il figlio dell’amore e non del caso, quello che la mia maturità di padre avrebbe dovuto godere e conservate e che invece l’ambizione di un uomo ha sprecato.
Come dice mamma tu sei il figlio che se avessi potuto scegliere, avrei scelto, mi avresti dato le soddisfazioni, che non avevo ricevuto mai, la tua bontà, generosità, gentilezza, la tua intelligenza, la simpatia. Quando ti sei laureato, se fossi stato lì, avrei sfoggiato una coda di pavone mai vista, vedete questo è il mio figliolo, tutto uguale al suo papà. Avrei anche eclissato la mamma a cui invece va il merito maggiore, è stata lei ad insegnarti a superare la pigrizia (che riconosco anche mia), a spingerti verso lo studio per te stesso e non per gli altri, io ti avrei insegnato un amor proprio smisurato, per dimostrare al mondo chi sei ed io con te.
Ora non sei più piccolo, ma io ricordo ancora quegli occhi sgranati che mi guardavano, la sera che mi sono sentito male e che la mamma aveva capito quanto grave fosse questo male, ti ordinò di vestirti ed uscire ed andare ad aspettarla dalla zia.
Non ci salutammo ed io non tornai più per farlo un’ultima volta…. perdonami piccolo cuore, lo faccio ora che sei un uomo e che le smancerie non ci si addicono più. Piccolo mio, eri tu la mia famiglia, eri tu il mio futuro, eri tu la mia ambizione, tu la mia felicità…. tu e la mamma, con voi avrei voluto invecchiare…….
Una carezza e un abbraccio,
il tuo papà.